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Per Additive Manufacturing si intende una qualsiasi tecnologia
in grado di ottenere un componente finale partendo da un file CAD 3D ed addizionando
materiale strato dopo strato. A livello teorico, l’Additive Manufacturing coincide
solo con la fase di costruzione del pezzo in 3D. In realtà, per comprendere in modo
completo questa stessa tecnologia bisogna considerare una serie di altre attività
pre e post stampa, che vanno a costituire l’intera filiera produttiva dell’Additive
Manufacturing.
In questo articolo analizzeremo le attività che precedono e seguono la stampa
3D, ponendo particolare attenzione ai requisiti dei materiali e ai processi necessari
ad ottenere una produzione di alta qualità.
Nel capitolo seguente scopriremo quanto sia importante la produzione del materiale
di stampa al fine di evitare difetti nei componenti.
La fase di prestampa
Se circoscriviamo il campo dell’Additive Manufacturing alla singola e maggiormente
diffusa tecnologia a letto di polvere
Selective Laser Melting (SLM), durante l’intera filiera risulta fondamentale
curare l’aspetto dell’atmosfera che circonda il materiale in tutti i suoi passaggi
produttivi. Ad esempio, considerando come fase prestampa la produzione di polveri,
è necessario prestare parecchia attenzione a come esse vengono prodotte. Qualora
le polveri fossero ricavate con un processo di atomizzazione in atmosfera non adatta,
ci si potrebbe imbattere, in fase di stampa, in polveri ossidate, che potrebbero
essere particolarmente difficili da fondere oppure potrebbero fondere generando
dei difetti interni al materiale del componente stampato.
Supponendo che il punto di partenza delle polveri sia ottimale, ovvero che le
polveri siano state prodotte correttamente in termini di geometria e di assenza
di ossidi, anche durante il processo di stampaggio in 3D risulta
fondamentale controllare l’atmosfera all’interno della camera di accrescimento del
pezzo. Questo risulta facilmente intuibile dal momento che la stampa 3D
SLM può essere paragonata ad un continuo processo di saldatura, in cui
la pozza fusa va continuamente protetta con gas inerte. Nonostante l’inertizzazione
dell’interfaccia fra pozza fusa ed ambiente della camera, piccoli residui di ossigeno
o lievi impurezze contenute nel gas, non perfettamente puro, possono tradursi in
inclusioni non volute all’interno del pezzo finale, con conseguenti colorazioni
non accettate e peggioramento delle prestazioni meccaniche in un suo futuro esercizio.
Anche la fase di post-stampa è importante per ottimizzare le proprietà meccaniche
dei componenti. Continua a leggere per vedere gli interessanti risultati che abbiamo
ottenuto in laboratorio, utilizzando trattamenti termici in vuoto.
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La fase di post-stampa
Al termine della stampa 3D, gran parte dei materiali stampabili con tecnologia
SLM necessitano sempre di un trattamento termico. Tale trattamento
termico può essere di detensionamento (per rilasciare gran parte delle tensioni
interne accumulatesi nel materiale durante la fase di stampa) o di altro tipo (per
cercare di ottimizzare le proprietà meccaniche del componente in funzione della
sua specifica applicazione).
Spesso questi trattamenti vengono effettuati in aria o in atmosfera controllata.
In realtà, TAV VACUUM FURNACES ha sperimentato nel proprio laboratorio interno (figura 1 e 2) che su specifici componenti e materiali, come ad esempio acciaio
inossidabile (figura 3 e 4), superleghe di titanio (figura 5, 6, 7 e 8), superleghe di nichel e leghe CoCr,
è necessario l’utilizzo del vuoto.
Nel caso del titanio, addirittura, un livello di basso vuoto attorno ai 10^-3 mbar
non risulta essere sufficiente.
Figura 1: Laboratorio R&D TAV VACUUM FURNACES.
Figura 2: Dettaglio camera termica in molibdeno di un forno TAV VACUUM FURNACES.
Figura 3: campioni SLM in acciaio 316 L pretrattamento termico. I campioni
sono stati stampati da SAIEM ed analizzati dall’Università degli studi di Genova
(DCCI).
Figura 4: campioni SLM in acciaio 316 L post-trattamento termico. I campioni
sono stati stampati da SAIEM.
Figura 5: campioni SLM in Ti6Al4V pretrattamento termico stampati presso Consiglio
Nazionale delle Ricerche, Istituto di Chimica della Materia Condensata e di Tecnologie
per l’Energia, CNR ICMATE, sede di Lecco.
Figura 6: campioni SLM in Ti6Al4V post-trattamento termico stampati presso Consiglio
Nazionale delle Ricerche, Istituto di Chimica della Materia Condensata e di Tecnologie
per l’Energia, CNR ICMATE, sede di Lecco.
Figura 7: campioni SLM in Ti6Al4V per prove a fatica pretrattamento termico.
Figura 8: campioni SLM in Ti6Al4V per prove a fatica post-trattamento termico.
Conclusioni
La nostra esperienza, derivante da collaborazioni con nostri clienti e diverse
università, ci insegna che il vuoto è in grado di:
- ridurre al minimo le contaminazioni superficiali alle alte
temperature di trattamento termico, portando un conseguente miglioramento della
risposta meccanica del componente;
- rendere estremamente ripetibili le prove di verifica meccaniche
e a corrosione dei vari componenti stampati;
- in alcuni casi, ripulire rendendo brillanti le superfici dei campioni
contaminate dai processi di stampa, che, come abbiamo già visto, avvengono in
atmosfera controllata ma non in totale assenza di ossigeno.
In aggiunta a questi benefici c’è anche da considerare il fatto che spesso i
materiali citati in precedenza vengono utilizzati per lo più per applicazioni aerospaziali
e medicali, in cui bisogna rispettare norme molto rigide da un punto di vista della
riduzione della contaminazione superficiale e massimizzazione delle proprietà meccaniche.
Per quanto fin qui presentato, il trattamento termico in vuoto risulta essere
un passaggio di post processo obbligatorio quando si prendono in considerazione
specifici componenti e materiali processati con tecnologia SLM.
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